Probabilmente questo oni minore, se così possiamo definirlo, non sembra molto spaventoso. Per i bambini giapponesi però, vi assicuriamo che non è così! I genitori lo sanno bene ed usano questa creatura per rimetterli in riga. Si dice infatti che questi oni rossi dalla grossa testa e capelli nerissimi simili ad alghe, compaiano sulla terraferma solo una volta all’anno, ed il loro compito è chiaro: chiedere mochi, cosa che adorano, e portare in mare con loro i bambini che si sono comportati male.
Durante il Koshõgatsu, festa che celebra la prima luna piena dell’anno (oggi cade a metà febbraio), gli appossha (あっぽっしゃ) escono fuori dal mare vagando per le strade del villaggio di Koshino, nella prefettura di Fukui. Sbattendo, a terra, con forza delle teiere di ghisa, ripetono chiaramente la parola “Appossha” e passano di casa in casa a chiedere cibo e ad informarsi se qualche bambino non ha fatto il bravo. Una volta terrorizzati i bambini, i genitori offrono all’oni del cibo e questi passano all’abitazione successiva.
Probabilmente il nome deriva dalla contrazione di due parole: “Appo“, ovvero mochi e “hoshiya” cioè voglio. Questa espressione, secondo la tradizione, venne usata da uno straniero che una volta naufragato sulle spiagge di Koshino, raggiunse il villaggio attiguo e passando di porta in porta, stremato, bussava chiedendo del cibo proprio con queste parole. Ovviamente con il suo marcato accento straniero.
Gli appossha, fanno parte della grande famiglia degli oni e sono presenti un po’ in tutto il Giappone. La loro storia però riecheggia spesso lungo le regioni bagnate dal Mar del Giappone, dove esistono altri tipi di questi yokai. L’origine comunque è sempre la stessa: provengono da un regno remoto ed inaccessibile agli umani e compaiono solo una volta all’anno per spaventare i bambini. Queste creature sono inoltre un esempio di spiriti extraumani, ovvero i marebito, propri della religione popolare. Questi, che possono anche essere divinità, demoni o altro, visitano il mondo dei vivi, dal regno dei morti ogni qual volta il velo che divide i due mondi si assottiglia e si fa più debole. A seconda di quale tipo sconfina, i marebito possono portare doni e prosperità o catastrofi. In ogni caso sono sempre ospiti d’onore e come tali vengono trattati da coloro che li ospitano. Al giorno d’oggi non ci sono praticamente più culti incentrati su di loro, ma qualche aspetto è ancora presente nella cultura giapponese. Un esempio sono i Festival come l’Obon, che ha conservato molti degli elementi di questa antica religione popolare.
Fonti consultate: yokai.com e il libro dello Hakutaku