Essendo un appassionato di giochi da tavolo, non potevo non raccontarvi qualcosa su quello che è considerato, probabilmente, il gioco da tavolo più vecchio del mondo, ovvero il Go. La sua origine risale al VI secolo a.C. in Cina (dov’è giocato da circa 2500 anni!) e successivamente arrivato, nel VIII secolo a.C., in Giappone. Qui era molto apprezzato dalla corte imperiale, tanto che Tokugawa Ieyasu, dopo aver creato un governo nazionale unificato in Giappone, nominò Godokoro (“Ministro del go“) il miglior giocatore di go giapponese, il monaco buddhista Nikkai. Il gioco si diffuse successivamente e rapidamente anche tra il popolo, ma solo a partire dal XIII secolo.
Nikkai fondò poi la prima scuola di Go, a cui ne seguirono altre, ovviamente tutte per competere nel gioco e presumo per cercare di battere il campione ed i suoi allievi. Adesso però una domanda sorge spontanea: in cosa consiste il Go? Diciamo che che il Go (in Giappone comunemente chiamato I-go 囲碁, per non confonderlo con altre parole) è simile all’Othello della Mattel, ma molto più complesso, sebbene le regole siano semplici e si possano imparare in pochi minuti.
Pensate però che la sua complessità è così elevata, che anni fa era diventato un punto di riferimento per creare un computer, che fosse in grado di battere un giocatore di alto livello proprio di Go e quindi arrivare ad uno sviluppo avanzato di intelligenza artificiale. La vittoria di quest’ultima è arrivata nel 2016, segnando un traguardo importante proprio per lo sviluppo dell’IA.
Io certamente non sono un campione e nemmeno un neofita del Go, ma posso dirvi che si gioca in due davanti a una sorta di scacchiera, che poi sarebbe una griglia 19 x 19, formata da linee, chiamata goban. Scopo del gioco è conquistare una porzione di goban superiore a quella del vostro avversario, spostando le pietre (go-ishi), l’equivalente di pedine, sul tabellone, dove le linee si incontrano. Tuttavia, un giocatore può anche catturare le pietre del suo avversario circondandole. Ci sono poi regole più complesse, come la regola ko, che proibisce il gioco ripetitivo, ma mi si sono già intrecciati gli occhi e quindi mi fermo qui.
Come potete intuire il Go quindi richiede una dose massiccia di strategia, di calma ed equilibrio, con i giocatori che devono sia espandere il proprio territorio, ma anche creare solidi “avamposti” che i loro avversari non possono violare. Il metodo migliore per imparare comunque è quello di giocarci, per prendere familiarità con gli schemi e le mosse da effettuare. Un’ultima cosa, per i più curiosi: nell’antichità il Go era considerato un’arte marziale e faceva parte dell’addestramento dei guerrieri in Giappone, Cina e Corea. Insieme alla calligrafia, alla musica e alla pittura, era anche una delle componenti dell’educazione classica per uomini e donne. Niente male vero?