Abbiamo avuto modo di conoscere molte creature della mitologia giapponese, sino ad ora, ma molto spesso erano yōkai e diciamo la verità non proprio icone di bellezza, né di bontà. Questa volta però cerchiamo di riportare un po’ di grazia al nostro viaggio e lo facciamo parlando delle Tennyo.
Le Tennyo sono creature splendide, aggraziate ed eleganti, dall’aspetto non distante dalle donne sulla terra. In questo caso però loro appartengono al regno celeste ed infatti sono le ancelle e cortigiane dell’imperatore del Cielo, compagne di Buddha e Bodhisattva e rappresentano la versione femminile dei Tennin, ovvero una delle categorie di figure celesti che popolano il paradiso buddista.
Proprio nell’inconografia buddista, le Tennyo vengono spesso raffigurate sedute tra bianche nuvole, mentre assumono pose aggraziate, mentre volano nel cielo, suonando strumenti musicali o spargendo fiori per rendere omaggio agli dei. Non solo, oltre a tutti i loro talenti nelle arti, come già avrete intuito, possiedono una bellezza ultraterrena ed un fascino senza eguali che le loro preziose vesti ornate di piume, chiamate Hagoromo, risaltano ancora di più, permettendogli anche di volare!
Ma cosa sarebbe un incontro di questo genere senza una storia ad accompagnarlo? Ebbene una delle più celebri è raccontata nel dramma del teatro Nō dal titolo Hagoromo.
Un giorno una Tennyo scese dal cielo per fare un bagno presso una bellissima spiaggia giapponese della penisola di Miho. La ninfa una volta appoggiata la sua veste sul ramo di uno dei pini, che circondavano questo bellissimo scorcio di paradiso in terra, entrò in acqua. Nel mentre sulla spiaggia arrivò un pescatore che, rimasto a fissare per qualche istante la bianchissima sabbia del posto, ad un certo punto venne attirato da qualcosa che penzolava sulla sua testa. Ebbene si, si trattava della preziosa veste di piume della Tennyo.
Il tessuto era evidentemente prezioso e lui pensò semplicemente di prenderlo e portarlo a casa, deciso a tenerlo come tesoro di famiglia. Proprio mentre stava per andarsene però la creatura celestiale apparve dietro di lui; la pelle imperlata di gocce cristalline che facevano risaltare ancora di più la sua bellezza. Era nuda e dei fiori le incorniciavano i capelli. Senza indugio chiese all’uomo di restituirle la sua veste.
Inizialmente però lui rifiutò, perché la stessa avrebbe portato fortuna a tutto il villaggio se l’avesse portata indietro. Tuttavia quando sul viso della donna iniziarono a spuntare delle calde lacrime simili a perle ed aver sentito che senza il suo Hagomoro non sarebbe più potuta tornare in cielo, lui acconsentì a restituirlo a patto che lei, che ormai aveva riconosciuto come Tennyo, danzasse per lui.
La donna accettò ed una volta riavuto il suo Hagomoro iniziò a ballare la danza del Palazzo della Luna, al ritmo di una dolce musica che sembrava arrivare direttamente dal cielo. Più danzava e più iniziava a sollevarsi da terra, volteggiando con un’eleganza senza pari, sino a quando non svanì nell’azzurro immenso sopra la testa dell’uomo.
Fonti consultate: il libro dello Hakutaku, Storie di Mostri giapponesi