Davvero in Giappone gli automobilisti al semaforo si fermano con il rosso e passano invece con il..blu? La risposta corretta è no, ma allo stesso tempo si. Dovete sapere infatti che la lingua giapponese, tradizionalmente, faceva poca distinzione tra i colori verde e blu. La parola “ao”, che si traduce effettivamente come “blu”, era ed è ancora spesso usata per descrivere sia il blu che il verde.
In passato, addirittura, non esisteva nemmeno una parola, in giapponese, per descrivere il colore verde, mentre invece la parola “blu” racchiudeva in se un ampio range di colori. Ci sono infatti numerose cose che in Giappone sono definite come blu, ad esempio: Aoringo (letteralmente “mela blu”), Aojiru (“succo blu”), Aomushi (“bruco blu”) o ancora Aoba (“foglie blu”).
Mentre il giapponese moderno usa anche la parola “midori” per descrivere il verde, i resti di questa cultura sono rimasti, in particolare nel sistema semaforico. Ulteriore curiosità: il primo semaforo in Giappone è arrivato, dagli Stati Uniti, nel 1930.
È interessante notare come questi semafori avevano ufficialmente i colori rosso, giallo e verde (il midori di prima!) secondo la legge, tuttavia, molte pubblicazioni e persone dell’epoca (intorno al 1947), ben presto iniziarono a riferirsi al verde, che era di una tonalità più scura rispetto ad oggi, come blu (ao), portando alla fine persino la legge che regolava i segnali stradali e le luci semaforiche a tale definizione ufficiale, per riflettere l’opinione comune.
Successivamente, nel 1973, il governo giapponese decise di mettere fine a questo “dilemma” decretando che i semafori dovevano essere verdi, sebbene con una tonalità molto più tendente al blu. Arrivando al giorno d’oggi la luce semaforica è effettivamente di colore verde, ma forse in qualche zona del paese essa è davvero blu, chi lo sa…